Georg Cristoph Martini, nel XVIII secolo, ci offre una dettagliata descrizione della famiglia, la Corte del Gonfaloniere che era composta dai magistrati e dai servitori più stretti che risiedevano stabilmente nel Palazzo. Il Podestà, i nobili Accompagnatori e gli altri giudici, cavalieri e dottori che sfilavano dopo il Gonfaloniere non abitavano nel Palazzo ma si univano al corteo nelle cosiddette “gite”, spesso organizzate per prendere parte a una solenne funzione religiosa.
«Il Venerdì Santo vidi per la prima volta l’uscita del Principe. Il corteo è assai bello. Precedono otto trombettieri, cui seguono quattro lacché che portano due cuscini di velluto rosso. Vengono quindi i Musici e i Donzelli, preceduti da sedici lacché in livrea francese con cordoni, li chiamano “Targetti” per le armi che portavano nei tempi antichi. I Donzelli, che sono i servitori di camera ed altri impiegati, vengono chiamati Ministri della cappa nera. Seguono due inservienti in toga, chiamati mazzieri perché portano sulla spalla due mazze d’argento sul cui pomo è inciso lo stemma della Repubblica. Un bambino nobile dell’età di tre o quattro anni, per lo più della famiglia del Gonfaloniere, è condotto per mano da uno dei donzelli. E’ vestito di porpora proprio come i Gonfalonieri e porta il tocco militare che il papa Urbano VI donò alla Repubblica, col relativo berretto, simboleggiato dal cappello che il ragazzo porta sul dorso. Tre cavalieri, provenienti dai tre terzieri della città portano a turno la grande bandiera della Libertà. Il Maggiordomo, affiancato da due Anziani, precede il Gonfaloniere. Tre donzelli tengono sopra il Gonfaloniere e i due Anziani tre ombrelli di damasco rosso arricchiti da frange dorate, mentre sette Anziani sono obbligati a rimanere in permanenza nel Palazzo». «Fra i nobili ne vengono scelti sette per tutto l’anno chiamati Condottieri o Accompagnatori. Essi portano la toga come gli Anziani ma senza la stola o fascia rossa. Segue il Podestà, che indossa una toga di velluto con gran bavero a quattro punte sulle spalle. Egli impugna un piccolo scettro d’argento che appoggia davanti sul vestito; accanto a lui stanno i giudici con gli stessi vestiti che portano quando compaiono nelle cause civili. Anche il paggio del Podestà ha una toga con un grande cappuccio pendente sulle spalle, e quando il Podestà esce, anche in occasione diversa da questa, regge davanti a sé una spada, chiamata spada della giustizia». «Seguono i nobili a coppie, tanto quelli che sono al Governo, quanto quelli dell’anno precedente. I dottori hanno la precedenza e vestono la toga dei giudici, con quei larghi baveri di cui prima ho parlato. Tale toga viene chiamata “Robbone”. Su ambedue i lati del corteo va di scorta la Guardia Svizzera con le alabarde, gli elmi aperti e piumati».